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Artrosi primaria del ginocchio: le terapie

Nelle fasi iniziali della malattia, trovano indicazione le metodiche conservative, tra le quali ricordiamo la fisiochinesiterapia, atta a recuperare i gradi di articolarità perduti, o il rinforzo dei muscoli della coscia e glutei. Inoltre varie metodologie strumentali, come la tecarterapia, la magnetoterapia, la ionoforesi e gli ultrasuoni, possono essere dei palliativi validi per ridurre l’infiammazione del ginocchio, e quindi il gonfiore ed il dolore dello stesso. L’uso della borsa del ghiaccio avrà sempre un ruolo importante in questa patologia, essendo il ghiaccio il miglior antiinfiammatorio locale esistente, senza effetti collaterali, e, non ultimo, gratuito.

Purtroppo però, spesso la fisioterapia non raggiunge mai dei livelli di soddisfazione sufficienti per i pazienti, motivo per il quali io personalmente, se non in pochi casi selezionati, passo direttamente ad una terapia infiltrativa intra-articolare a base di acido ialuronico. L’acido ialuronico è un componente della cartilagine, e si ritrova in commercio come una sostanza viscosa ad alta/altissima densità, che è in grado di ridurre l’attrito tra i capi articolari, riducendo in tal modo, per periodi di durata variabile, i livelli di infiammazione e dolore. Le infiltrazioni di acido ialuronico vengono fatte a cicli, ed il farmaco non ha controindicazioni dimostrate, a parte nei soggetti ipersensibili.

Le infiltrazioni intra-articolari di cortisone, invece, devono essere eseguite una tantum, ed in casi selezionati, poiché il cortisone, se da un lato riduce drasticamente l’infiammazione, dall’ altro aggrava la degenerazione delle strutture articolari.

Per quanto riguarda invece le infiltrazioni di PRP (gel piastrinico), i risultati in letteratura sono ancora controversi, in quanto non è stato ancora dimostrata una loro validità quanto a rigenerare anche solo parzialmente la cartilagine degenerata, sebbene alcuni pazienti riferiscano un miglioramento della sintomatologia algica. Pertanto, ad oggi, questo trattamento si è dimostrato avere, in una buona percentuale dei casi, un’azione meramente antiinfiammatoria.

Per i pazienti nei quali le terapie conservative non diano più alcun beneficio si opta per l’intervento chirurgico. I trattamenti ad oggi utilizzati per curare l’artrosi del ginocchio sono:

  • L’artroscopia di ginocchio, che non deve essere intesa come una metodica definitiva, ma può, in qualche caso, ridare un po’ di vitalità al ginocchio di quei pazienti affetti da artrosi non particolarmente grave;
  • L’osteotomia valgizzante di tibia o varizzante di femore, indicate in quei pazienti, di solito che non hanno raggiunto i 60 anni, nei quali l’artrosi ha colpito, a causa di una deformità in varo/valgo del ginocchio, solo uno dei due compartimenti, e cioè o solo quello mediale (artrosi mediale, necessiterà di un’osteotomia valgizzante di tibia) o solo quello laterale (artrosi laterale, che invece necessiterà di una osteotomia varizzante di femore). L’osteotomia di fatto serve a trasferire il sovraccarico sul compartimento del ginocchio meno usurato, e ciò consente al paziente di ridurre notevolmente il dolore, procrastinando di fatto l’impianto di una protesi totale di ginocchio, che è l’intervento definitivo per sconfiggere definitivamente un’artrosi grave.
  • La protesi di ginocchio, che può essere monocompartimentale o totale, è, ad oggi, la soluzione migliore per curare l’artrosi. La protesi monocompartimentale si usa laddove è solo uno dei due compartimenti a necessitare una sostituzione chirurgica, in quei pazienti dove, per diversi motivi, tra cui l’eta, non è stato possibile eseguire un’osteotomia. La protesi totale invece va a sostituire le estremità cartilaginee e dell’osso subcondrale dell’articolazione di entrambi i compartimenti, e a volte anche della rotula, che vengono asportate mediante dei tagli guidati da delle maschere di taglio, che assicurano la giusta direzione della lama della sega. Il paziente, dopo un primo periodo di convalescenza nel quale dovrà ripristinare l’articolarità del ginocchio, ridurre i processi infiammatori e ricreare una adeguata muscolatura, tornerà alla sua vita normale nel giro di 4/6 mesi, senza dover più combattere col dolore al ginocchio, in quanto le parti usurate sono state portate via e sostituite da delle componenti in leghe metalliche. Se una protesi è ben posizionata la sua durata può anche essere di oltre 25 anni prima di essere sostituita, e questo è il motivo per il quale oggi noi possiamo permetterci di impiantare protesi anche in pazienti relativamente giovani.

 

Dott. Piermario Albanese
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Assistente presso Università di Roma “Foro Italico”, cattedra di Traumatologia

Clinica San Feliciano, via Val Cannuta 132 – 00166 Roma
Clinica “Quisisana”, Via G. Porro, 5 – 00197 Roma
Studio Diagnostico Pantheon, via Giustiniani 12 – 00186  Roma – Segreteria:3312442026
http://kneeroma.it

foto.dott.albanese

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