Candida auris è un fungo isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone da un campione proveniente dall’orecchio di una donna. Il primo isolato ad oggi noto, tuttavia, risale al 1996 ed è stato identificato retrospettivamente in una raccolta di campioni coreani. I primi focolai europei si sono verificati a partire dalla primavera del 2015 in Francia a causa di un isolato appartenente al clade I dell’India meridionale. Da allora, la segnalazione di casi è in rapido e preoccupante aumento a livello globale. In Europa e nello Spazio economico europeo (UE/SEE), sono stati segnalati 620 casi nel periodo gennaio 2013 – dicembre 2017, e 349 casi nel breve periodo gennaio 2018 – maggio 2019. Durante il 2021, gli Stati Uniti hanno segnalato oltre 3.700 casi di colonizzazione da C. auris e oltre 1.200 casi probabili o confermati. In Italia è stato identificato il primo caso di infezione invasiva da C. auris nel 2019, seguito da un focolaio che ha interessato le regioni del nord nel periodo pandemico 2020-2021.
Candida auris è altamente pericolosa poiché:
• è un patogeno particolarmente infettivo
• circa il 90% degli isolati risultano resistenti almeno ad una delle 3 classi di antifungini disponibili
• l’infezione spesso interessa pazienti già ospedalizzati, può svilupparsi diverse settimane dopo il ricovero e il decesso può avvenire in pochi mesi
• i pazienti possono rimanere a lungo colonizzati
• la letalità della forma invasiva è elevata (circa 30% – 70%)
• è particolarmente persistente nell’ambiente e difficile da eradicare
• può formare biofilm e avere, quindi, una ridotta suscettibilità ai comuni disinfettanti, come perossido di idrogeno e clorexidina, e ai comuni prodotti antifungini
• la scarsa conoscenza di questa specie nelle strutture sanitarie può comportare una diagnosi ritardata, l’assunzione di un trattamento inefficace e un rischio elevato di decesso, nonché la diffusione nell’ambiente e il contagio di altri soggetti.
Molte caratteristiche di questo microrganismo non sono ancora chiare, come, ad es., la sua provenienza e i meccanismi di resistenza e i motivi delle frequenti infezioni verificatesi negli ultimi anni in luoghi diversi nel mondo.
Diversi studi scientifici allertano sulla frequenza di infezioni da C. auris in pazienti COVID-19 in vari Paesi.
Tra le modalità di trasmissione note, si ricordano:
• il contatto con superfici e dispositivi medici contaminati
• il contatto tra persone colonizzate o infette.
Candida auris ha una elevata capacità di diffondersi in ospedale ma non si esclude la possibilità di diffusione in comunità.
Questo patogeno è stato recentemente isolato da alcuni frutti (mele) nel continente indiano e, pertanto, si prendono in considerazione alcune piante come possibile serbatoio di C. auris. Infatti, questo microrganismo nell’ecosistema naturale può entrare in contatto con fungicidi agricoli, che potrebbero selezionare ceppi resistenti. La frutta conservata in magazzini potrebbe poi contaminarsi con ceppi resistenti di C. auris o altri agenti fungini patogeni per gli esseri umani.
Generalmente, le persone sane non contraggono infezioni invasive dovute a questo lievito. I pazienti con un’infezione invasiva da Candida spp. sono spesso già affetti da altre patologie, che possono ostacolarne la diagnosi.
Il sintomo più comune di infezione invasiva da Candida spp. è una febbre, che non migliora dopo la terapia antibiotica prescritta per un’infezione batterica. Tuttavia, i sintomi variano a seconda del distretto corporeo interessato e, spesso, possono essere imputati ad altre patologie compresenti.
I fattori di rischio per le infezioni da Candida auris sono simili a quelli riguardanti altri tipi di Candida spp. e le infezioni si riscontrano in pazienti di tutte le età, dai neonati prematuri agli anziani.
Finora, più frequentemente, C. auris ha causato:
• infezioni del torrente ematico
• infezioni intra-addominali
• infezioni di ferite
• otiti.
Inoltre, C. auris è stato isolato da liquido biliare, tratto respiratorio e urina, tuttavia, non è ancora chiaro se possa provocare infezioni, per es., a polmoni e vescica.
C. auris è difficile da identificare rispetto ad altre specie più comuni. Ad esempio, può essere confusa con Candida haemulonii, Candida lusitaniae, Candida famata, Candida parapsilosis, Candida sake, Rhodotorula glutinis.
Gli strumenti diagnostici basati sulla tecnologia MALDI-TOF (Matrix Assisted Desorption Ionization – Time Of Flight) sono in grado di differenziare C. auris dalle altre Candida spp., ma non tutti i database di riferimento degli spettrometri MALDI-TOF includono questa specie.
In generale, un profilo di resistenza particolare di Candida spp. può far sospettare la specie auris, e, in assenza di capacità diagnostiche utili in questo caso, è necessario rivolgersi ad un laboratorio di riferimento.
Tutti i ceppi di C. auris da isolamento clinico devono essere sottoposti ai test di suscettibilità agli antifungini poiché, anche se C. auris risulta solitamente resistente alla maggior parte degli antifungini, i livelli di resistenza possono variare ampiamente tra i diversi isolati.
Candida auris è una patologia “curabile”, secondo le recenti linee guida emanate dai CDC, attraverso la somministrazione di echinocandine – una nuova classe di farmaci – o con un mix di antimicotici ad alte dosi.
Infatti, nella maggioranza dei casi, C. auris è risultato resistente a diverse molecole e classi di agenti antifungini, incluso fluconazolo e altri azoli, amfotericina B e echinocandine (con tassi di resistenza variabile a seconda degli studi).
Per il trattamento e la gestione dei casi da C. auris si raccomanda di consultare uno specialista in malattie infettive.
Per il trattamento di adulti, bambini e neonati, con infezione invasiva e non-invasiva, possono essere consultate le schede tecniche, periodicamente aggiornate, dei CDC. Anche dopo il trattamento per le infezioni invasive, i pazienti rimangono generalmente colonizzati per lunghi periodi, e, probabilmente, per anni. Pertanto, tutte le misure di controllo delle infezioni devono essere seguite durante e dopo il trattamento dell’infezione da C. auris. In particolare, i pazienti che vengono colonizzati con C. auris sono a rischio di sviluppare infezioni invasive in qualunque momento.
L’utilizzo di dispositivi medici, come cateteri venosi centrali, cateteri urinari e tubi per tracheotomia, potrebbe favorire lo sviluppo di una candidosi invasiva. Pertanto, si raccomanda la stretta aderenza alle norme igieniche per l’inserimento e il mantenimento dei cateteri e la cura meticolosa dei siti di tracheotomia. Inoltre, i medici dovrebbero valutare continuamente la necessità dei dispositivi invasivi e rimuoverli tempestivamente quando non siano più indispensabili. I pazienti colonizzati con C. auris e sottoposti a procedure chirurgiche possono avere un maggior rischio di infezioni del sito chirurgico.
La preparazione meticolosa della pelle in sala operatoria deve essere eseguita utilizzando un agente a base alcolica, a meno che non sia controindicato. Molti pazienti con infezione o colonizzazione da C. auris avevano ricevuto farmaci antibatterici e antifungini ad ampio spettro nelle settimane precedenti la prima indagine di laboratorio con risultato positivo per C. auris.
Un’attenta valutazione dell’adeguatezza dei farmaci antibiotici e antifungini e la tempestiva interruzione di questi trattamenti terapeutici, appena risulti possibile, possono aiutare a prevenire la colonizzazione e l’infezione da C. auris.
Si raccomanda di tracciare i contatti stretti di un caso al fine di identificare quanto prima possibile altri soggetti positivi a C. auris.
I pazienti potenzialmente o già colonizzati o infettati devono essere ricoverati in stanza singola e tutti i visitatori e il personale di assistenza devono osservare la corretta igiene delle mani (con acqua e sapone o soluzione idroalcolica o clorexidina), indossare camice e guanti monouso, assicurare la decontaminazione delle apparecchiature e dei dispositivi utilizzati da altri pazienti.
I CDC non raccomandano il trattamento di C. auris isolata da siti non invasivi (per es., vie respiratorie, urina e cute) quando non vi è evidenza di infezione. Similmente alle raccomandazioni per altre Candida spp., generalmente il trattamento è indicato solo in presenza di una malattia clinica. Tuttavia, le misure di controllo delle infezioni devono essere utilizzate per tutti i casi con C. auris, indipendentemente dal sito di isolamento. (FONTE: Ministero della Salute)
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioSchedeMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=249&area=Malattie%20infettive&menu=indiceAZ&tab=1
La Redazione