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Caso clinico di paziente affetto da dermatite da contatto (DAC) da nichel solfato

Nel novembre 2014 giungeva per visita allergologica presso il mio ambulatorio una donna di anni 32 affetta da dermatite atopica dell’adulto e dermatite da contatto ( DAC ) da nichel solfato.
Quest’ultima diagnosticata 4 anni prima in seguito alla esecuzione di un patch test che documentava la positività per nichel solfato (++).
Alla prima diagnosi di DAC, in seguito alla esecuzione di patch test veniva prescritta genericamente una dieta povera di nichel, che induceva un parziale miglioramento della sintomatologia.
Giunta alla mia osservazione si rilevava che era presente soprattutto nel periodo post prandiale, gonfiore addominale, in partcolar modo in seguito alla assunzione di alimenti contenenti
nichel quali pomodoro e cioccolato.
All’esame obbiettivo presentava cute secca, con dermatite eczematosa perilabiale e perioculare.
La cute delle mani si presentava ispessita ed interessata da lesioni eritemato desquamative estese.
La paziente assumeva terapia antistaminica al bisogno.
E’ stata sottoposta ad esami ematochimici di routine risultati nella norma; esami ematochimici di competenza allergologica da cui si evinceva positività per gli acari della polvere, negative invece le IgE specifiche per alimenti.
E’ stato eseguito nuovamente il patch test che ha confermato la precedente positività per il nichel solfato.
Successivamente è stata prescritta per venti giorni la dieta a basso contenuto di nichel in seguito alla quale mostrava netto miglioramento del gonfiore addominale, delle lesioni eczematose del volto e delle mani.
Al termine del periodo di dieta di 20 giorni, allo scopo di confermare la relazione eziologica tra l’ingestione di alcuni alimenti contenenti nichel e la sintomatologia, la paziente veniva sottoposta a test di provocazione con nichel solfato, attraverso la somministrazione per via orale di due capsule contenenti 1,25 mg di nichel ciascuna, ogni due ore.
Dopo circa venti minuti dalla somministrazione della seconda capsula, la paziente presentava gonfiore addominale, riacutizzazione dell’edema perioculare e perilabiale e nuovo peggioramento dell’eczema localizzato alle mani.
Si consigliava a questo punto dieta a basso contenuto di nichel e si prescriveva trattamento iposensibilizzante orale che la paziente ha cominciato ad assumere immediatamente.
La durata della terapia iposensibilizzante era di 12 mesi ed è stata conclusa in assenza di effetti collaterali.
Al termine della terapia la paziente tollerava tutti gli alimenti ad elevato contenuto di nichel, senza comparsa della sintomatologia precedente alla dieta, non presentava eczema perioculare e peripalpebrale ed erano scomparse le lesioni localizzate alle mani.
Il caso esaminato ha confermato l’efficacia della terapia iposensibilizzante con nichel solfato.
E’ un trattamento sicuro, ben tollerato e può arrecare, se adeguatamente prescritto, un effettivo beneficio in caso di sindrome sistemica da allergia al nichel (SNAS).

 

Dott.ssa Concetta Guzzo
Specialista in Allergologia ed Immunologia Clinica
Dirigente Medico presso il Dipartimento di Emergenza Urgenza dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Senese

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