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Dolore addominale funzionale nel bambino: come gestirlo senza farmaci

I cosiddetti disordini funzionali del tratto gastrointestinale  comprendono la dispepsia funzionale, la sindrome dell’intestino irritabile, l’emicrania addominale e il dolore addominale funzionale. La popolazione adulta è quella maggiormente colpita ma, contrariamente a quanto si possa immaginare,  questi disordini sono estremamente frequenti anche in età pediatrica, con una prevalenza di circa il 20%. Tutti sono accomunati dalla cronicità dei sintomi e soprattutto dall’assenza di un disordine organico sottostante (il classico “mal di pancia”, non accompagnato da sintomi o segni “d’allarme” che necessitino di approfondimenti diagnostici. Essi sono diagnosticati clinicamente sulla base di criteri ben definiti, i Criteri di Roma III.  I costi sociali (tasso di assenteismo scolastico), le implicazioni psicologiche a lungo termine di questi disturbi e il loro impatto negativo sulla qualità della vita del bambino sono importanti e spesso il bambino con disordini funzionali sarà un adulto con le stesse problematiche. La loro etiologia non è nota ma si pensa che essi siano strettamente legati allo stress e più in generale ad alterazioni psicologiche (come ansia e depressione).  L’incompleta conoscenza della fisiopatologia di questi disordini rende ragione della varietà delle misure terapeutiche non farmacologiche disponibili che vanno dall’ipnoterapia alle misure dietetiche. Un recentissimo articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista americana Pediatrics ha cercato di fornire un aggiornamento completo sull’efficacia di questi mezzi  nel trattamento dei disordini funzionali gastrointestinali in età pediatrica. Pur sottolineando la mancanza di trial clinici di ottima qualità sull’argomento gli autori giungono a delle conclusioni importanti. Circa i due terzi dei bambini con disordini funzionali gastrointestinali non necessitano di trattamento ed  in ogni caso il primo elemento nella loro gestione deve comprendere la rassicurazione da parte del medico sul carattere non organico della sintomatologia. Restrizioni o integrazioni dietetiche sono spesso le prime misure messe in campo, poiché frequentemente  i pazienti stessi tendono a correlare la comparsa dei sintomi con i pasti. Tuttavia solo l’utilizzo della fibra di guam parzialmente idrolizzata (PHGG) è stata messa in relazione ad una riduzione della frequenza ma non dell’intensità dei sintomi. Nessun beneficio invece sembra apportare l’incremento dell’introito alimentare di fibre o la riduzione del consumo di lattosio. A conferma invece della preponderante componente psicologica nella genesi di queste patologie, gli autori hanno analizzato i risultati degli studi riguardanti l’efficacia della ipnoterapia e della terapia cognitivo comportamentale, indicandone degli effetti favorevoli. Gli effetti benefici dell’ipnoterapia (sia in sessioni individuali che di gruppo) nella riduzione del dolore sembrano prolungarsi fino a 5 anni. Anche i benefici della terapia cognitivo comportamentale, specialmente familiare,  sembrano essere a lungo termine. Dell’ampia varietà di probiotici disponibili solo il Lactobacillus rhamnosus GG (LGG) e VSL#3 sembrano essere dotati di efficacia nel trattamento dei disturbi funzionali gastrointestinali. Certamente ulteriori trial clinici sono necessari per individuare la migliore strategia nella gestione individualizzata di queste frequentissime condizioni.

Dott.ssa Giulia D’Arcangelo
Medico Chirurgo

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