L’argomento è di grande attualità per l’impatto sociale che ne deriva tanto da creare forme di associazionismo utili a dare voce alle tante donne colpite da questa malattia che determina forti limitazioni di movimento nelle crisi di dolore che si presentano regolarmente ogni mese in corrispondenza della data mestruale, durante i rapporti sessuali, fino a renderli impossibili nelle forme più gravi e durante l’attività lavorativa quando la fatica aumenta.
Per endometriosi si intende la presenza, a seguito di migrazione, di tessuto endometriale che riveste la cavità uterina, in sedi diverse, nella pelvi e nell’addome.
Il dolore, sintomo cardine della malattia, è dovuto al fenomeno mestruale che si svolge contemporaneamente nell’utero come nelle isole periferiche, con l’unica variante del drenaggio verso l’esterno che avviene solo dall’utero alla vagina e non è possibile in altre sedi dove i piccoli frustoli endometriali sono organizzati in cisti di dimensioni da qualche millimetro a diversi centimetri, ma sempre senza possibilità di liberarsi del loro contenuto perché prive di ‘vie d’uscita’.
E’ così che, quando l’endometriosi si verifica nell’ovaio, si formano le cosiddette ‘cisti cioccolato’ per il colore bruno del loro contenuto costituito da sangue paragonabile al sangue mestruale che resta confinato all’interno della cavità cistica e quindi ‘invecchia’ e vira al colore marrone.
Raramente la malattia passa inosservata, tuttavia la forma più invalidante è quella in cui si posiziona nel setto retto-vaginale uno spazio molto ristretto, direi quasi virtuale in cui l’estrema vicinanza tra noduli e organi pelvici favorisce la formazione di aderenze, che possono anche fissare il viscere uterino alla pelvi aumentando così i fattori scatenanti il dolore, e fornendo una buona motivazione per una eventuale sterilità…ma anche questo binomio è destinato a diminuire nel tempo, speriamo a scomparire, proprio per la presenza sul territorio di strutture altamente specializzate nel trattamento di questa patologia.
L’approccio è sempre più multidisciplinare, e non esclude mai la parte chirurgica che è l’unica certezza per la diagnosi e la cura della malattia. Un farmaco messo a punto di recente, il Dienogest, sta dando i suoi buoni risultati sul controllo del dolore, sembra anche sulla riduzione delle lesioni endometriosiche e potrebbe entro breve tempo essere un importante riferimento per quei 3 milioni di donne colpite tra 25 e 45 anni, solo nel nostro paese.
Dr.ssa Graziana Ascani
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Terni, BIOS Via Primo Maggio 65
www.grazianaascani.com