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Fibroma uterino. Nuove frontiere della microchirurgia: l’embolizzazione

Il fibroma uterino o leiomioma è il più comune tumore benigno dell’utero. La crescita dei fibromi è ormonodipendente essendo infatti correlata alla secrezione ormonale ovarica e precisamente alla sua componente estrogena. Dopo la menopausa (dove si verifica una drastica caduta dei livelli degli estrogeni) i fibromi tendono perciò a regredire spontaneamente, e con loro la sintomatologia ad essi associata. Il fibroma uterino colpisce circa il 25% delle donne in età fertile (tuttavia più del 50% delle donne affette non ha alcun disturbo legato a questa patologia). Più fibromi possono colpire la stessa paziente (fibromatosi) e le loro dimensioni possono inoltre variare da quelle di un pisello fino ad una massa che occupa l’intero addome. Il loro trattamento è richiesto se crescono abbastanza da causare importanti disturbi come dolore pelvico, senso gravativo all’ addome o compressione su organi come la vescica e l’intestino. Il loro trattamento è richiesto quando crescono rapidamente, causano sanguinamenti anomali come mestruazioni abbondanti (menorragia) o perdite emorragiche (menometrorragia) o infine, se si rendono responsabili di ripetuti aborti.  L’embolizzazione del fibroma uterino per tutta la serie di inconvenienti e possibili complicanze legate alle terapie chirurgiche convenzionali, si sta progressivamente affermando dalla fine degli  anni 90′ come valida e sicura alternativa terapeutica grazie anche al lavoro svolto su tutto il territorio italiano dal mio Team e dalla dottoressa Rosanna Carluccio. L’embolizzazione e’ infatti in grado di trattare efficacemente ed in modo permanente i fibromi senza bisturi,  non lasciando nessuna cicatrice. Specificatamente, l’embolizzazione e’ una tecnica  di radiologia interventistica che si applica dagli anni settanta in molte patologie.  Viene  eseguita  da un radiologo,  che pratica un piccolissimo foro all’inguine con un semplice ago e, molto importante, in anestesia locale. Dall’inguine si inserisce un piccolo catetere, delle dimensioni della punta di una matita, catetere che viene veicolato fino alle due arterie uterine ( fig 1).

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fig 1

Le arterie uterine vengono poi occluse attraverso l’iniezione di particelle sferiche embolizzanti ( fig 2 e 3) in modo da impedire l’afflusso di sangue al fibroma che in poco tempo comincera’ a regredire di dimensioni con la conseguente cessazione di tutti i sintomi correlati al tumore.

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fig 2

IMMAGINE INGRANDITA DI EMBOLIZZAZIONE DI FIBROMA

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fig 3

L’embolizzazione e’ estremamente efficace nella fibromatosi  cioe’  quando e’ presente piu’ di un fibroma. La fibromatosi infatti  e’ gravata da un alta incidenza di recidiva di malattia con le tecniche chirurgiche tradizionali. In definitiva dopo un intervento chirurgico i fibromi possono facilmente ricrescere. Cio’ avviene molto piu’ difficilmente dopo embolizzazione. L’intervento dura trenta minuti circa, la paziente e’ vigile e non sente alcun dolore.  Terminata l’embolizzazione la paziente torna in corsia e dopo uno o al massimo  due giorni viene dimessa.

Negli Stati Uniti l’embolizzazione del fibroma sta ormai divenendo la tecnica di scelta, prima ancora della stessa chirurgica. Questa tecnica consente una significativa e permanente riduzione delle dimensioni del fibroma in piu’ del 98% dei pazienti con conseguente definitiva scomparsa dei sintomi associati (dolore, sanguinamenti ecc).

In Italia vengono eseguite circa 60.000 isterectomie all’ anno. Cio’ significa che un grande numero di donne e’ costretta a subire l’asportazione dell’utero con tutte le conseguenze che cio’ comporta negli anni successivi (impossibilita’ ad avere una gravidanza, rischio di prolasso vescicale, aderenze addominali, riduzione o perdita del piacere sessuale, condizionamento psicologico ecc). Senza dubbio, piu’ del 95% di queste pazienti potrebbero tranquillamente sottoporsi ad embolizzazione riuscendo senza grossi problemi a mantenere l’utero e senza quindi doversi  sottoporre ad un intervento di chirurgia maggiore come l’isterectomia. L’embolizzazione e’ tuttavia spesso indicata anche in quelle pazienti che non sono a rischio di isterectomia ma che necessitano di un proprio e vero intervento chirurgico per la rimozione del fibroma. In questo caso sottoporsi ad embolizzazione comporta  una minore invasivita’, minori rischi oltre che una rapida ripresa  di ogni attivita’, generalmente da 3 a 5 giorni. Sono ormai sempre di piu’ le donne che ricorrono a questa valida alternativa nella consapevolezza di riuscire a mantenere quell’ integrita’ fisica che deve (e ora puo’) essere preservata.

Grazie all’embolizzazione il fibroma uterino puo’ quindi essere trattato in modo risolutivo, sicuro e senza bisturi. Una grande rivoluzione in medicina.

Dott. Tommaso Lupattelli
Specialista in radiologia e radiologia interventistica
Specialista in chirurgia vascolare

Gruppo Villa Maria Cecilia ( Roma – Bologna)
Clinica Columbus, Milano

www.embolizzazione.it

foto.dott.lupattelli

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