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Il latte d’asina nell’allergia alle proteine del latte vaccino

L’Allergia alle proteine del latte vaccino interessa circa il 3%dei bambini di età inferiore ai tre anni.
Benché la maggior parte dei bambini acquista la tolleranza entro il quinto anno di vita, circa il 15% dei bambini mantiene la sua allergia anche nella seconda decade ed il 35% di essi presenta reazioni allergiche anche ad altri alimenti.
La terapia consiste nell’eliminazione delle proteine del latte vaccino dalla dieta: in caso di allattamento materno esclusivo, l’eliminazione delle proteine del latte vaccino dalla dieta della nutrice conduce generalmente ad una remissione dei sintomi allergici.
Nel bambino con allergia alle proteine del latte vaccino non allattato al seno è necessaria la scelta di una formula o di un alimento dietetico alternativo, soprattutto nella prima infanzia.
Non vi è consenso tra le diverse linee guida su quale formula debba essere considerata di prima scelta e l’uso delle formule attualmente disponibili è ostacolato dal suo sapore estremamente sgradevole.
Il latte d’asina è risultato una valida alternativa in termini di tollerabilità clinica, adeguatezza nutrizionale e palatabilità.
Se questi risultati fossero confermati in uno studio multicentrico, il latte d’asina potrebbe essere considerato un alimento naturale ipoallergenico per il trattamento dell’allergia alle proteine del latte vaccino.
Comunque la scelta di un latte alternativo nell’allergia alle proteine del latte vaccino deve tenere conto delle caratteristiche cliniche del bambino allergico ( età, gravità dei sintomi, presenza e severità di sintomi gastrointestinali, meccanismo immunologico coinvolto ed entità della sensibilizzazione allergica, presenza di allergie alimentari multiple ).
In base a tutti questi elementi e alle linee guida delle più importanti ed accreditate società scientifiche internazionali, è possibile mirare in modo efficace la scelta del latte sostitutivo più adatto alle esigenze del singolo paziente.
Tutti gli studi eseguiti sul latte di asina hanno ottenuto risultati di tollerabilità e di adeguatezza nutrizionale più che incoraggianti.
In Italia il latte d’asina è oggi venduto fresco, pastorizzato o no, e/o liofilizzato.
Qualora in un ampio studio multicentrico eseguito su soggetti risultati allergici alle proteine del latte vaccino si confermasse che il latte di asina è tollerato da almeno il 90%dei pazienti, esso potrebbe soddisfare i criteri di ipoallergenicità richiesti dalle linee guida internazionali e potrebbe essere considerato un alimento naturale ipoallergenico per la terapia dell’allergia alle proteine del latte vaccino.
In tutti gli studi i bambini lo hanno trovato gradevole e lo hanno assunto volentieri per lunghi periodi.
A questo proposito va tenuto comunque sempre presente che il latte d’asina non è idoneo come alimento esclusivo sotto i 12 mesi, se pur esso possa rappresentare una base ideale per la preparazione anche per questa fascia d’età.
Tra i 9 ed i 12 mesi può essere utilizzato solo qualora il bambino sia già svezzato e la dieta deve essere sempre bilanciata da un dietista esperto in nutrizione pediatrica o dal pediatra.
Un ostacolo oggettivo al consumo di questo latte è rappresentato dal costo elevato. Qualora si riuscisse ad ottimizzare la produzione, il costo potrebbe essere più contenuto.
Mancano infine normative nazionali che disciplinano tutta la linea produttiva di questo latte.
Poiché tale alimento sarebbe inoltre destinato ad una popolazione di bambini allergici, tutta la linea produttiva dovrebbe sottostare a rigorose norme e controlli non soltanto di tipo igienico sanitario, ma anche di tipo allergologico, secondo la normativa CEE in merito agli allergeni, evitando in primis la promiscuità animale (compresenza nell’allevamento di bovini ed ovini).

Dott.ssa Concetta Guzzo
Specialista in Allergologia ed Immunologia Clinica
Dirigente Medico presso il Dipartimento di Emergenza Urgenza dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Senese

 

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