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Inquinanti e allergie

I dati epidemiologici dell’ultimo ventennio mostrano un aumento progressivo nella frequenza delle malattie allergiche respiratorie, rinite ed asma bronchiale, che al momento attuale sembrano affliggere dal 10 al 20%della popolazione europea.
A tale incremento sembrano contribuire diversi ordini di fattori: cambiamenti nelle abitudini di vita, nelle abitudini alimentari, nelle condizioni igienico sanitarie della popolazione e i fattori ambientali. Fra questi ultimi, vi è evidenza del ruolo svolto dagli allergeni presenti negli ambienti interni, comunemente chiamati indoor.
Una relazione dose-risposta tra esposizione e sensibilizzazione allergica e tra esposizione e sintomi è stata chiaramente dimostrata per gli acari e sembra esistere anche per i derivati epiteliali di gatto e per gli scarafaggi.
Nell’aria indoor sono però presenti anche inquinanti chimici, in parte provenienti da sorgenti interne, in parte dall’atmosfera esterna, che è stato ipotizzato possano interagire con gli allergeni nell’induzione di sensibilizzazione o nello scatenamento di sintomi nei bambini e negli adulti.
Diverse osservazioni epidemiologiche suggeriscono poi un legame tra inquinamento atmosferico e allergie.
Le concentrazioni atmosferiche di alcuni tipi di inquinanti sono progressivamente aumentate nell’ultimo decennio.
Questi inquinanti, NO2, O3 concorrono a costituire il cosiddetto smog fotochimico correlato soprattutto al traffico veicolare.
Da qui la possibilità di una interazione fra sostanze chimiche, da sole o in associazione tra loro, e allergeni nell’indurre sensibilizzazione o nel potenziare le risposte allergiche respiratorie.
Gli inquinanti su cui si è maggiormente accentrata l’attenzione sono N0x, 03 ed i particolati respirabili PM10.
In conclusione, la possibilità di una interazione fra inquinanti ed allergeni nell’induzione di patologie allergiche respiratorie è suggerita da molteplici evidenze epidemiologiche e sperimentali.
I possibili meccanismi coinvolti riguardano, per gli inquinanti gassosi, un aumento di permeabilità dell’epitelio delle vie aeree che può condizionare una maggiore facilità di penetrazione degli allergeni, l’induzione di alterazioni dell’apparato mucociliare che permetterebbe agli allergeni di rimanere più a lungo a contatto con la superficie delle vie aeree, o una azione diretta proinfiammatoria sulle cellule epiteliali.

Dott.ssa Concetta Guzzo
Specialista in Allergologia ed Immunologia Clinica
Dirigente Medico presso il Dipartimento di Emergenza Urgenza dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Senese

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