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La chimera dei nuovi servizi in farmacia

Tutto ebbe inizio da una serrata promossa dai farmacisti italiani che manifestavano contro il Decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Per mettere a tacere il comune malcontento, l’allora Ministro della Salute Livia Turco siglò un accordo con i vertici di Federfarma ( senza che il decreto venisse modificato di una virgola ). Ecco cosa recita, per sommi capi, quel decreto: ” l’impegno che abbiamo condiviso è per una rivalutazione della figura del farmacista e per il rilancio della farmacia come presidio insostituibile anche attraverso l’ampliamento delle sue funzioni di assistenza al cittadino nell’ambito delle strutture e dei servizi della medicina territoriale, bla bla bla…”. Ora, per giustizia e chiarezza, tengo a sottolineare che, personalmente, non ho nulla contro l’apertura delle tante parafarmacie ( purchè mantengano dei connotati tali da non trasformarsi in vere e proprie farmacie ) nelle quali troviamo ottimi professionisti, ma se da una parte è normale che sia un collega ad avere interesse per la realizzazione di tali realtà, non è altrettanto spiegabile l’obbligatorietà della presenza del farmacista che il Decreto Bersani ci ha imposto e che poco ha di liberalizzazione visto che saremmo l’unico dei Paesi membri ad avere tale vincolo. Ma questo è un altro discorso. Veniamo ad oggi. Detto in parole povere, nessuno dei nuovi servizi è stato realizzato con criteri di fattibilità tali da risultare utile ai cittadini. In definitiva, con quell’accordo, il farmacista ha soltanto barattato la presenza del farmacista in luoghi diversi dalla farmacia (compresi i supermercati), in cambio di servizi che venivano, in gran parte, già svolti in farmacia. Per fortuna, in questo senso, le nostre cooperative si stanno impegnando affinchè questa rete di servizi si svolga pur se dietro un corrispettivo da parte dei clienti e non in convenzione come l’accordo prometteva. Ma entriamo nel vivo della “Farmacia dei Servizi” che avrebbe dovuto cambiare il volto delle nostre farmacie a partire da 3 Decreti Ministeriali (8 Lug, 18 Nov e 16 Dic 2010). Tali decreti contengono una serie di regole e prescrizioni sulle prestazioni di prima istanza già svolte dal farmacista. A parte i normali test di intolleranza alimentare, esame del capello, campagne di prevenzione, angolo del consiglio, esame della pelle, misurazione della pressione arteriosa, esaminiamo i test di prima istanza effettuabili in farmacia: – test per glicemia, colesterolo, trigliceridi – test per emoglobina, emoglobina glicata, creatinina, transaminasi – test delle urine – test di ovulazione, di gravidanza, di menopausa.  Tutti questi test vengono definiti di autodiagnostica nel senso che devono essere eseguiti in autonomia dal cliente mediante il semplice supporto del farmacista. Ora, a parte il fatto che il farmacista trova sempre il modo di risultare professionale in ogni occasione, ma in realtà come potrebbe verificarsi una rivalutazione di tale professione essendo costretti ad effettuare test che vanno in collisione con altre professioni e per tale motivo devono essere svolti come semplice spettatore? Altri servizi di seconda istanza possono essere: spirometria, elettrocardiogramma e holter pressorio delle 24 h. Per queste prestazioni vengono utilizzate apparecchiature collegate con ospedali o centri cardiologici per ottenere il responso; non è necessario sottolineare che tali servizi non ci appartengono affatto e come sarebbe più utile creare una rete di collegamento con altri professionisti. Uno dei servizi che potrebbe essere apprezzato se gli fosse data la giusta importanza, è senz’altro quello del CUP che offre la possibilità di prenotare prestazioni di assistenza specialistica, di pagare in farmacia i ticket e di ritirare in farmacia i referti rilasciati da strutture pubbliche e accreditate, secondo modalità che saranno definite dai Ministeri del Lavoro e della Salute. Anche questo era un servizio che il farmacista svolgeva gratuitamente (contro la piccola remunerazione stabilita oggi). Erano bei tempi quando a Roma e nel Lazio veniva utilizzato un software fornito dall’impeccabile Progetto Beatrice dell’ Ospedale San Giovanni mentre oggi il programma che ci è stato affidato dalla Regione Lazio si presenta in maniera farraginosa e limitata. Forse quando un servizio finalmente funziona potremmo anche svolgerlo gratuitamente se davvero è in grado di generare un apprezzamento da parte della nostra clientela, ma a volte è un discorso che non viene recepito. Le vere nuove prestazioni contenute nei 3 decreti riguardano però le attività a domicilio da parte di infermieri e fisioterapisti; il titolare di farmacia , sotto la sua responsabilità, è tenuto ad accertare i requisiti degli operatori. Tale servizio viene denominato AID (Assistenza Integrata Domiciliare). Comunque, oltre alle nostre cooperative, che lavorano da tempo in tal senso, per il resto tutto tace mentre, naturalmente, la maggior parte delle ASL, hanno già istituito i loro presidi, rendendo praticamente inutile ogni passo che la Farmacia potrà fare in tal senso.

Eppur qualcosa si muove. Infatti, da Lunedì 20 Luglio 2015, è partito il nuovo servizio gratuito di recapito domiciliare targato Federfarma e Ministero della Salute. Il Servizio sarà promosso sulla tv pubblica con uno spot di “Rai per il Sociale”. La consegna domiciliare sarà riservata sempre ai soggetti non deambulanti affetti da patologia cronica o grave che non hanno nessuno che può recarsi per loro in farmacia. Per richiedere il servizio basterà chiamare il n° verde riportato anche sulle locandine esposte in farmacia. L’obiettivo sarà chiaramente quello di venire incontro agli anziani in un periodo particolare come quello estivo e mi sembra encomiabile. L’importante è iniziare.

Dott.ssa Maria Spataro
Farmacista

Farmacia Dott.ssa Maria Spataro
Via Prenestina 206 – Roma
www.farmaciaspataro.it

foto.MARIA SPATARO

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