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La frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS)

Un tempo il medico aveva per numi tutelari principali Apollo medico, Esculapio, Hygea, Panacea e poi un po’ tutti gli dei e le dee. Ad essi infatti si rivolgeva già dal giuramento di Ippocrate per ingraziarsene la protezione in tutto il suo operato.
Con i secoli ed i millenni lo scibile medico si è moltiplicato così tante volte, che è stato necessario suddividerlo in branche specialistiche e poi ancora frammentarlo in tecnologie talmente settoriali da comprendere ciascuna un numero limitato di forme patologiche.
Un esempio di tale esplosione di conoscenze e della superframmentazione delle competenze è dato dalla Cardiologia degli ultimi 50 anni, che però ha mantenuto un suo nume tutelare: la FEVS.
Se scende al di sotto del 50% oggi si parla di scompenso cardiaco; al di sotto del 40% ci si sente autorizzati a proporre al paziente l’impianto di un defibrillatore ventricolare a titolo preventivo di possibili eventuali aritmie; sotto al 25% si considera il paziente ad alto rischio chirurgico e si evita di operarlo. Se poi, dopo 6-12 mesi di terapia farmacologica con un farmaco “X”, la FEVS passa da, per esempio 30% al 35%, si scrivono lavori scientifici, magari sorvolando sul fatto che l’apparente aumento di FEVS potrebbe essere determinato non da un miglioramento contrattile, bensì da un peggioramento dell’insufficienza mitralica conseguente a dilatazione ventricolare, evoluzione abituale nel lungo periodo in cuori con cinetica parietale depressa.
Ma che cosa è la FEVS? Come si calcola?
La pompa cardiaca ventricolare si riempie di sangue durante la diastole rilasciando la sua muscolatura, che poi contrae durante la sistole assicurando un parziale svuotamento della sua cavità, adeguato alle esigenze circolatorie del momento. La FEVS è la differenza di volume ventricolare sinistro fra telediastole e telesistole normalizzata rispetto al volume telediastolico, utilizzando la formula di Simpson, e si ottiene da una ventricolografia o da una ecocardiografia bidimensionale , possibilmente biplanare (antero-posteriore e laterale nel primo caso, apicale 4 e 2 camere nel secondo). Spesso però ci si contenta di una sola proiezione e il giudizio, specie con ecocardiografia, quando l’operatore si ritiene esperto, è “occhiometrico”. Comunque si ritiene accettabile un margine di errore del 10%, il che già la dice lunga sulla effettiva ripetibilità nel tempo di questo parametro.
Verso la fine del secolo scorso, ci si è accorti che lo scompenso cardiaco (che in maniera più propria era denominato insufficienza cardiaca e graduata in una scala di severità clinica culminante nel quadro appunto di scompenso) può manifestarsi anche con una FEVS >50%, sia pure in condizioni particolari di ipertrofia ventricolare sinistra. Ad esso è stata appiccicata l’etichetta di “scompenso cardiaco con FEVS conservata” creando un aggiuntivo elemento di confusione terminologica e concettuale, stabilendo fra l’altro in maniera arbitraria che il valore della FEVS di 50% serve anche a distinguere le prestazioni funzionali ventricolari depresse da quelle normali, senza far torto a nessuno. A quel punto, però, numerosi cardiologi sparsi per il mondo si sono ricordati che era già nota da almeno un secolo la distinzione fra insufficienza cardiaca di tipo sistolico (a FEVS ridotta) ed insufficienza cardiaca di tipo diastolico (a FEVS conservata), non esitando a definire inutile questa nuova denominazione. Il messaggio comunque che è passato è stato ancora una volta dell’eccessivo ruolo attribuito alla FEVS, anche quando solo parzialmente coinvolta a determinare la funzione ventricolare sinistra e per di più entro limiti arbitrari.
In un recente passato il mondo cardiologico ha fortemente, ed aggiungerei giustamente, criticato le classi funzionali NYHA (New York Heart Association) di valutazione indiretta dell’efficienza contrattile del cuore, per la eccessiva soggettività dei giudizi e la grossolana corrispondenza alla realtà. Oggi siamo caduti in una mistificazione pressoché analoga: la FEVS.

 

Dott. Giancarlo Gambelli
Specialista in Cardiologia
Già Primario Cardiologo Ospedale G.B. Grassi- Roma

foto.dott..g.gambelli

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