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Si è davvero cominciato a intonare il”de profundis” della Radiologia Tradizionale ( R.T.)?

Già, cos’è la R.T. ?

Avete presente “ la lastra “? Devo fare una lastra, mi sono fatto una lastra ecc, ecc. Cioè il risultato di quella procedura che con la scoperta dei Raggi X nel 1895, ha consentito di avere riprodotte immagini del corpo umano , che attraversato dai “ raggi “ , impressionava un supporto in poliestere, sul quale una gelatina con cristalli di un composto di argento , rappresentava la emulsione fotosensibile.
In realtà un “film” trattato, più autarchicamente chiamato pellicola, sulla quale venivano fissate le immagini.
Ma allora perché “lastra”? Si è di fatto mutuata una espressione che deriva dalla fotografia. I miei maestri hanno sempre osteggiato, soprattutto con noi studenti l’uso della parola lastra . C’è stato un Direttore di Cattedra a Roma, noto per aver bocciato studenti che utilizzavano quella parola. Radiografia, si doveva dire! Poichè ho 55 anni di professione radiologica , credo di poter dire di aver visto e vissuto la profonda evoluzione tecnologica della Radiologia , e quindi di quella che è la R.T. un capitolo oggi a parte , differentemente inteso e interpretato nel contesto delle altre metodiche della Diagnostica per Immagini , come è giusto che sia chiamata , quali la Ecografia, La Tomografia computerizzata, la Risonanza magnetica, la Scintigrafia,la Tomografia ad emissione di protoni, ecc
Dal 1960 in poi , quando ho cominciato, i progressi tecnologici e metodologici sono stati molti , entusiasmanti per noi giovani che cercavamo con ogni mezzo di trovare nuovi sistemi per “vedere di più”, per “capire di più” in quelle immagini soltanto bidimensionali con giochi soltanto di variazioni di grigio.
Nei testi di Radiologia i quadri radiologici erano rappresentati in bianco e nero, come stampe fotografiche! Provammo ad accentuare i contrasti con l’uso di aria( pneumoencefalo grafia, pneumoperitoneo,Mio Dio!) o di sostanze differentemente penetrate dalle radiazioni , come bario o soluzioni iodate da introdurre…dapertutto!
E con la invenzione di supporti quale la Chimografia, il sedile mobile, ecc, solo alcuni esempi fra i tanti.
Dal 1971 in poi ( con l’inizio della Tomografia Computerizzata) la evoluzione è progredita con rapidità e progressione geometrica e la Diagnostica per Immagini ha conosciuto metodiche innovative, quelle che ho già citato.
Ciascuno di noi , cittadino o utente ne ha sentito parlare comprendendone la enorme possibilità di utilizzo.
Ed ecco dunque! Che fine ha fatto , come finirà, se finirà la R.T.? Il suo utilizzo è indiscutibilmente, logicamente e doverosamente ridotto.
Le limitazioni sono dovute a diversi fattori. Il principale è che molte domande che il clinico rivolge al radiologo, trovano risposta immediata , senza implicazione protezionistica, per esempio con la ecografia. Oppure trovano risposte sicuramente diagnostiche con la endoscopia, con la Risonanza Magnetica nei quesiti di elezione, con la Tomografia Computerizzata in alcuni problemi oncologici, e così via . Sono diminuite le indicazioni per il semplice esame di R.T. Quali le indicazioni che resistono? Direi quelle di prima istanza, quelle con quesiti più semplici,quelle che rappresentano l’inizio di una “ road map “ dove percorsi lunghi e con lunghe liste di attesa impongono almeno un indirizzo diagnostico.
Non è il caso di far eseguire una Tomografia Computerizzata a un paziente che ha tosse e febbre da pochi giorni, una Risonanza Magnetica per la distorsione di una caviglia,una Uro Risonanza Magnetica per un dolore lombare e così per numerosi altri esempi.Per cui quali esami di R.T. rimangono “ attivi”: radiografia del torace, di segmenti scheletrici, di controlli post chirurgici e non, sono alcuni esempi.In sostanza oltre a mantenere valore diagnostico si tratta anche di ragioni organizzative , economiche, protezionistiche , che lasciano ancora campo, sebbene destinato verosimilmente a scomparire.
Una prece e un grazie a questa resistente metodica medica , alla quale si invitano i giovani studenti e specializzandi in Diagnostica per Immagini di dedicare una piccola parte del loro tempo di studio , così prepotentemente affascinato e indirizzato al perfezionamento in tecnologie sempre più sofisticate e promettenti, poiché , e qui è la esperienza che insegna , può accadere che una deduzione diagnostica sia prodotta e indirizzata dalla osservazione di un esame di R.T., prima durante e dopo una procedura tecnicamente più elaborata eseguita in prima battuta.

Specialista in Radiologia. Già Primario Radiologo, Responsabile della Unità Operativa di Radiologia DEA, Coordinatore del Dipartimento di Immagini dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma 
immag.fasanelli

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