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Una lettura del nuovo libro del Prof. Francesco Mancini

“La mente ossessiva” è il titolo dell’ultimo manuale curato da Francesco Mancini che analizza il disturbo ossessivo compulsivo per prevenire la colpa e illustrarne il trattamento in tutte le sue fasi

Moltissime persone, nel corso della propria vita, sperimentano cosa voglia dire avere pensieri intrusivi e ripetitivi, oppure non avere la certezza di aver compiuto semplici azioni quotidiane, o ancora sentirsi contaminati dopo aver usato un bagno pubblico. Per alcune di queste, però, i sintomi sono più pervasivi e invalidanti, nonostante i contenuti dei pensieri siano gli stessi. Tra compulsioni e ossessioni patologiche e non patologiche non esiste, infatti, una differenza qualitativa, ma solo quantitativa. Per avere una diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) bisogna essere impegnati in rituali per almeno un’ora al giorno e si deve osservare una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti della propria vita. In questi casi saremo allora di fronte a un DOC,e i casi non sono pochi, perché le statistiche d’incidenza di questo disturbo ci dicono che tre persone ogni duecento abitanti del nostro Pianeta ne soffre. La “mente ossessiva” è dunque una caratteristica diffusa nella popolazione, e nel recente volume curato dal neuropsichiatra Francesco Mancini ne viene descritto ogni aspetto.
Il testo, appena uscito nelle librerie, parte da un approccio strettamente psicologico per la spiegazione del DOC, facendo esplicito riferimento agli scopi e alle intenzioni del paziente, e suggerisce che la sintomatologia ossessiva sia riconducibile a un super investimento finalizzato a prevenire una colpa rappresentata come catastrofica. Di fronte all’esasperato timore di colpa, la persona con DOC mette in atto una serie di provvedimenti, le compulsioni, che nella mente ossessiva servono a chiarire il dubbio (“prima valutazione”).In realtà, tali risposte o tentativi di soluzione, perdono ben presto la loro efficacia e fungono da trigger per una forte auto-svalutazione e svilimento (“seconda valutazione”), che porta la persona ad attuare dei tentativi di soppressione o di auto-convincimento della infondatezza dei suoi dubbi. Il modello di comprensione del disturbo appena descritto viene ripreso nel corso del testo con l’ausilio di numerosissimi casi clinici.
La stesura dei ventidue capitoli del volume è affidata a esperti del settore attivi da anni nell’ambito della ricerca e della formazione all’interno dell’Associazione di psicologia cognitiva (APC) e della Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC). Il manuale si divide in due parti: una prima parte dedicata all’inquadramento teorico, con una serie di capitoli rivolti alla descrizione delle caratteristiche del DOC, agli scopi compromessi, alla distinzione tra senso di colpa deontologico e altruistico, alla vulnerabilità al disgusto e not just right experience, agli aspetti neurobiologici del DOC. La seconda parte del volume è invece dedicata all’intervento clinico, e parte dalla spiegazione del razionale dell’intervento, quindi “cosa” è opportuno fare quando si tratta un paziente con DOC, passando a una dettagliatissima spiegazione del “come” farlo, con approfondimenti specifici che guidano passo dopo passo il terapeuta. Questa seconda parte del volume, così strutturata, accompagna il lettore in una piena immersione nei contributi al trattamento del DOC degli ultimi decenni, con una costante attenzione alla ricerca di efficacia e con uno spazio sempre più ampio dedicato al processo di accettazione del rischio. In questo senso, un capitolo è dedicato anche all’utilizzo delle pratiche di mindfulness, nel quale si consiglia di porre particolare attenzione nel preparare il paziente a eventuali disagi che potrebbero emergere nel corso degli esercizi proposti. La mindfulness non viene dunque proposta come panacea di tutti i mali, ma come possibile aiuto al processo di accettazione, la cui applicabilità deve essere valutata caso per caso, per evitare che le pratiche costituiscano un trigger per ulteriori dubbi ossessivi. Un capitolo particolarmente innovativo è quello dedicato all’intervento sui familiari, nel quale vengono descritte le strategie che solitamente questi ultimi mettono in atto nell’interazione col familiare DOC con l’intento di aiutarlo e proteggerlo, ma che in realtà si rivelano inutili e controproducenti. Vengono così descritte le modalità attraverso le quali è possibile non cadere nei cicli interpersonali disfunzionali e aiutare veramente il proprio familiare a superare i momenti di crisi in cui l’ansia è molto intensa. Il volume si conclude con un interessante capitolo dedicato alle “trappole” alle quali vanno incontro pazienti e terapeuti nelle diverse fasi del trattamento cognitivo-comportamentale del DOC. Le trappole non sono altro che il risultato del lavoro di credenze e scopi connessi al timore di risultare moralmente indegni agli occhi del terapeuta. Identificare la trappola, descriverla, darle un senso all’interno del funzionamento ossessivo del paziente, può aiutare a risolvere un momento di stallo della terapia. Un manuale interessante e completo sullo stato dell’arte del DOC. Immancabile nella libreria di un terapeuta cognitivo-comportamentale.

Dott.ssa Elena Bilotta
Psicologa, Psicoterapeuta
Scuola di Psicoterapia cognitiva di Roma – www.apc.it

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