La missione di Peter Pan é di dare accoglienza ai bambini malati di tumore e alle loro famiglie, che devono trasferirsi a Roma per le cure.
Accoglienza non significa solo dare la possibilità di alloggiare gratuitamente nelle nostre strutture per tutto il periodo necessario alle terapie. Per noi di Peter Pan accoglienza ha un significato molto più ampio: Peter Pan é casa, ascolto, servizi, Peter Pan è parte della cura. Per noi accogliere le famiglie, significa infatti contrastare il senso di smarrimento e di solitudine in cui si vive questo dramma.
Quando ti dicono che tuo figlio è malato e di una malattia che mette seriamente a repentaglio il suo futuro, in pochi minuti cambia tutta la tua vita: all’improvviso vieni catapultato in una dimensione “altra” in cui i parametri che regolavano fino allora la tua esistenza saltano o perdono di significato.
Il tuo cuore é in tumulto e i tuoi pensieri si accavallano disordinatamente proprio nel momento in cui dovresti essere più lucido, perché ci sono tante decisioni da prendere. Ti sembra di essere un terremotato che guarda attonito le macerie su cui prima sorgeva la sua casa. Ti sembra che “gli altri”, quelli a cui non è successa la stessa cosa, non possano capirti. Oltre tutto ti trovi in una città sconosciuta, grande, caotica, in cui non riesci nemmeno ad orientarti. É a questo punto che ti parlano delle case di Peter Pan , di cui ignoravi perfino l’esistenza.
Le case di Peter Pan, oltre ad ospitarti, ti permettono di vivere insieme a tante famiglie “sorelle”, che vivono la tua stessa esperienza, con le quali nascono spontanei legami di amicizia, di condivisione, di mutuo soccorso. Questi legami sono destinati a durare nel tempo, anche quando – a vicenda conclusa – si ritorna a casa propria.
La struttura stessa della casa é stata pensata in modo da favorire la socializzazione tra le famiglie. I volontari sono chiamati a fluidificare i rapporti tra famiglie che provengono da paesi diversi, strati sociali e culture diverse, per cui qualche piccolo attrito é inevitabile. E allora si organizza “una pizzata” serale nei ristoranti del quartiere, la giornata delle “grandi pulizie ” in comune, o cene preparate dalle mamme in cui si invitano i medici e le infermiere del reparto, in modo da dare la possibilità ai genitori di avere con loro un dialogo più disteso e non condizionato dai ritmi stressanti dell’ospedale. La buona tavola, si sa, serve tanto al corpo quanto allo spirito: le rughe si spianano, la tensione si allenta e un buon bicchiere di vino favorisce anche qualche allegra risata. Dopo cena, dopo aver rigovernato tutti insieme, seduti su una panchina del giardino, è più facile aprire il cuore a chi non è più uno sconosciuto e , senza pretendere di darti consigli o risposte ti accoglie, ti accetta per quello che sei, e diventa contenitore di quel torrente represso di emozioni che hai nel cuore. Tutto questo é veramente terapeutico: calma, rasserena, e magari – dopo un bel pianto – aiuta a passare meglio la nottata e quindi a recuperare le energie necessarie ad affrontare le battaglie dell’indomani. La calma recuperata si riflette anche sui bambini: per i piccoli é molto rassicurante avere accanto una mamma più serena e meno stressata, capace di sorridere e di sopportare con pazienza capricci e ribellioni. Sono tanti i servizi che forniamo alle famiglie. Sarebbe troppo lungo elencarli.
Le testimonianze e la gratitudine di centinaia di famiglie ci ripagano a dismisura, ma soprattutto ci confortano nella convinzione profonda di aver inventato una formula particolarmente efficace per sostenere chi viene colpito da questo dramma.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Maria Teresa Barracano
Presidente Onorario Associazione Peter Pan Onlus