L’avanzamento della tecnologia di imaging (radiografie convenzionali, risonanza magnetica nucleare, tomo grafia computerizzata, PET, scintigrafia, etc.) ha contribuito, nel campo medico, a raggiungere entusiasmanti risultati rispetto a molteplici aspetti della nostra professione, dalla diagnosi precoce di molte patologie, alla possibilità di avere informazioni sempre più precise riguardo alle elaborazioni di strutture anatomiche interne al nostro organismo, altrimenti impossibili da visualizzare. Di certo però, l’introduzione di molteplici tipologie di esami strumentali “nuovi” ha creato non poca confusione. La tendenza di base è quella di ragionare in termini cronologici, e cioè di pensare che la macchina di più nuova concezione e rilascio sul mercato, sia quella che meglio possa indagare e descrivere la patologia in questione. E invece no. In medicina è vero che spesso l’ultima scoperta annulla e spodesta quella precedente, ma bisogna sempre fare diverse valutazioni in merito, considerando tutti i punti di vista della situazione in esame.
Sempre più spesso giungono nel mio ambulatorio ortopedico pazienti, per la prima visita, in possesso di esami strumentali, prescritti o dal medico di medicina generale, o da altri medici non ortopedici, che però risultano inutili.
Questo comporta sostanzialmente due conseguenze: la prima è che il paziente ha sprecato soldi, tempo,e magari anche salute per eseguirli (ricordiamoci che alcuni esami strumentali, se eseguiti senza criterio, posso avere spiacevoli conseguenze sul nostro organismo); la seconda è che, se gli esami sono stati erogati dal SSN, lo spreco di denaro diventa pubblico.
Per questi motivi è necessario che la prescrizione degli esami diagnostici avvenga secondo dei criteri ben precisi, e soprattutto per confermare una diagnosi o un sospetto diagnostico, ai quali si arriva solo e soltanto attraverso un accurato esame clinico del paziente. Pertanto, in questo e nei numeri successivi, inizieremo col dare delle utili indicazioni all’iter diagnostico riguardo alle più frequenti patologie ortopediche.
Oggi parleremo della sindrome del tunnel carpale, che è una patologia che, a causa dell’aumento della pressione nel tunnel carpale, crea una compressione del nervo mediano tra il legamento trasverso del carpo, i tendini flessori delle dita ed il pavimento osseo del carpo. Colpisce uomini e donne in egual misura, dalla 3° decade sino alla senescenza. I sintomi sono caratterizzati soprattutto da parestesie (formicolio e ridotta sensibilità) e dolore maggiormente localizzati alle tre dita centrali della mano, sul versante palmare, e si esacerbano soprattutto di notte, dove possono irradiarsi sino alla spalla.
E’ necessario quindi, in presenza di tali sintomi, escluderne le altre cause, e cioè una artrosi del polso sostanzialmente, che se grave, dovrà indirizzarci ad un trattamento conservativo, anche in presenza di sintomatologia importante, dato che, anche se verrà effettuato l’intervento di liberazione o neurolisi del n. mediano, i sintomi persisterebbero.
Pertanto, gli esami da prescrivere in questo caso sono:
- Radiografie di polso e mano in due proiezioni in comparativa (per valutare il grado di artrosi di suddette strutture);
- L’elettromiografia e l’esame della velocità di conduzione nervosa.
In presenza di questi esami si può confermare la diagnosi, precedentemente posta clinicamente, ed in base ai risultati, programmare il trattamento. Il trattamento potrà essere conservativo, e quindi il paziente trarrà giovamento grazie alla combinazione di una terapia farmacologica e fisioterapica, oppure chirurgico, dove subirà un intervento di liberazione del nervo mediano dalla compressione (neurolisi) mediante la sezione a tutto spessore del legamento trasverso del carpo. Questo intervento, che noi nella nostra struttura eseguiamo in regime di day hospital, ha la durata di pochi minuti, in anestesia locale, e rappresenta il gold standard del trattamento di questa patologia.
Dott. Piermario Albanese
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Clinica San Feliciano, via Val Cannuta 132, Roma, 00166
Clinica “Quisisana”, Via G. Porro, 5, Roma, 00197
Assistente presso Università di Roma “Foro Italico”, cattedra di Traumatologia