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Vivere con la mastocitosi

La Mastocitosi è un tumore quasi sempre benigno, caratterizzato dalla crescita anomala, dall’accumulo e dall’infiltrazione tissutale di cellule prodotte dal sistema emopoietico denominate MASTCELLULE morfologicamente ed immunofenotipicamente anomale; tali cellule sono elementi di taglia media posti prevalentemente negli spazi perivascolari di quasi tutti i tessuti.
La maggior parte dei pazienti affetti da Mastocitosi sono bambini e possono avere sintomi della malattia sin dalla nascita o sviluppantisi nei primi anni di vita; negli adulti, la maggior parte dei casi insorge tra i 20 e i 40 anni di età e, meno frequentemente, in età avanzata: è una malattia rara che solo in circa il 2% dei casi si presenta in forma aggressiva.
I mastociti sono cellule del Midollo Osseo che svolgono un ruolo importante nella difesa dell’organismo dalle infezioni batteriche o parassitarie e sono inoltre coinvolti nelle reazioni allergiche.
Nella Mastocitosi, una di queste cellule subisce una trasformazione tumorale, proliferando in maniera autonoma ed anomala con conseguente accumulo cellulare in vari organi.
Tale trasformazione risulta secondaria ad una mutazione genetica acquisita che colpisce il gene KIT che produce una proteina di membrana delle cellule che agisce da recettore per lo stem cell factor, proteina che stimola la maturazione, moltiplicazione e differenziamento delle cellule che hanno questo recettore. La mutazione più comune si chiama D816V, perché determina la sostituzione dell’aminoacido acido aspartico (D) con l’aminoacido valina (V) in posizione 816 della proteina.
La dimostrazione della mutazione del c-kit (D816V), il marcatore molecolare più noto e frequente della mastocitosi, dimostra che il processo è legato a proliferazione clonale. Il recettore c-kit è una tirosin-chinasi che partecipa alla differenziazione delle cellule staminali emopoietiche in forme mieloidi e linfoidi nelle quali è downregolato con il progredire della differenziazione. Fanno eccezione le mastcellule nelle quali rimane altamente rappresentato in tutte le forme maturative; normalmente si attiva dopo legame con lo stem cell factor (SCF) , prodotto da molte cellule, comprese le mesenchimali e i fibroblasti. E’ possibile che la mutazione colpisca progenitori mastcellulari con diverso potenziale differenziativo. L’esistenza di forme indolenti con scarsa o assente tendenza alla progressione suggerisce che la mutazione D816V interessi la capacità differenziativa e l’apoptosi delle mastcellule più che rappresentare un segnale proliferativo. Una serie di studi successivi ha dimostrato la presenza di altre mutazioni KIT in tutte le varianti di mastocitosi sistemica, compresa la forma indolente nei bambini con interessamento cutaneo o degli adulti con possibilità di tracciare diversi schemi classificativi di queste affezioni in rapporto alla maggiore o minore importanza attribuita al genotipo rispetto al fenotipo.
Nel 15% dei pazienti, i mastociti tumorali hanno una mutazione del gene KIT diversa da D816V che non è congenita ma acquisita nel corso della vita la cui causa è sconosciuta. In casi molto rari (circa 50 famiglie descritte finora) la mutazione è invece presente in più membri della stessa famiglia: le cosiddette forme familiari.
In base alle sedi del corpo interessate dalla malattia, si distinguono le seguenti forme:
Mastocitosi cutanea: rappresenta circa l’80% dei casi; essa colpisce soprattutto i bambini ma tende spontaneamente a regredire durante l’adolescenza.
Essa può essere ulteriormente classificata in
-mastocitosi cutanea maculo-papulare (orticaria pigmentosa);
-mastocitosi cutanea diffusa;
-mastocitoma cutaneo.
Mastocitosi sistemica: che colpisce prevalentemente gli adulti. Anche questa forma può essere ulteriormente classificata in:
-mastocitosi sistemica indolente;
-mastocitosi sistemica intermedia;
-mastocitosi sistemica aggressiva;
-mastocitosi sistemica associata ad altre malattie del sangue;
-leucamia mastocitaria;
-sarcoma mastocitario;
-mastocitoma extra cutaneo
Le prime due forme sono più frequenti e meno gravi. In alcuni pazienti, i mastociti sono presenti in quantità normale ma sono molto sensibili agli stimoli, causando episodi ricorrenti di shock anafilattico, spesso scatenati da sostanze non ben identificabili.
I sintomi della mastocitosi sono dovuti al rilascio di particolari sostanze chimiche prodotte dai mastociti (come l’Istamina) che causano infiammazione ed irritazione ed una serie di segni e sintomi aspecicifici quando vengono rilasciati all’interno di organi o tessuti.
Nella mastocitosi cutanea il sintomo più comune è il prurito; in quella sistemica, le lesioni cutanee possono essere presenti o anche del tutto assenti e sono accompagnate da sintomi come vampate di calore o rossore del volto, cefalea, astenia, ipotensione arteriosa, nausea, diarrea e dolori addominali; in quella aggressiva le lesioni cutanee sono assenti. Le sostanze chimiche prodotte dai mastociti tumorali possono anche portare ad osteoporosi con indebolimento delle ossa accompagnato da dolori ossei. Tra le manifestazioni più pericolose della mastocitosi ci sono le reazioni anafilattiche, che possono causare svenimenti e shock e necessitano un accesso urgente in pronto soccorso. Tutti i sintomi possono presentarsi in ogni forma di mastocitosi e in qualsiasi momento durante il corso della malattia. In alcuni casi i sintomi sono molto lievi; in altri si tratta di forme più gravi, che riducono la qualità della vita dei pazienti e richiedono un trattamento.
Tali patologie vengono in genere diagnosticate in genere grazie ad una attenta analisi delle lesioni cutanee associate alla malattia: in ogni caso la malattia viene spesso riconosciuta solo moli anni dopo che si è manifestata (tempo mediano per la diagnosi 3,5 anni). Gli esami di laboratorio possono aiutare nella diagnosi, specialmente la misurazione dei livelli di triptasi (una proteina prodotta dai mastociti) nel sangue. Nella mastocitosi sistemica, i livelli di triptasi sono costantemente alti, mentre nella mastocitosi cutanea sono di solito normali: un aumento dei livelli dei triptasi nei pazienti affetti da mastocitosi cutanea può indicare che la malattia sta diventando sistemica. La diagnosi di certezza si basa sull’osservazione al microscopio di campioni provenienti da cute o da altri organi interessati. Visto che l’indebolimento delle ossa è comuni anche nei pazienti più giovani, è importante valutare la densità ossea tramite MOC.
Attualmente non esiste una terapia specifica e definitiva per la mastocitosi: esso dipende dall’età, in quanto molti casi pediatrici guariscono spontaneamente. Uno degli obiettivi più importanti del trattamento è prevenire e/o curare i sintomi della malattia, bloccando il rilascio o l’azione delle sostanze chimiche prodotte dai mastociti. Esistono terapie he permettono di alleviare i sintomi della malattia come i dolori ossei legati all’alterazione del metabolismo del calcio e alla conseguente osteoporosi.
Le manifestazioni cutanee e il conseguente prurito trovano giovamento dall’esposizione ai raggi UVA associati a pro-farmaci come gli psoraleni che ne aumentano l’efficacia; recentemente l’utilizzo dei raggi UVB a banda stretta ha permesso di evitare l’uso degli psoraleni a volte epatotossici e mal tollerati a livello gastrointestinale. I sintomi gastrointestinali si giovano dell’uso di gastroprotettori, che proteggono la mucosa gastrica dagli effetti tossici delle sostanze chimiche prodotte dai mastociti tumorali.
Alcuni pazienti possono andare incontro a shock anafilattico; l’adrenalina è un farmaco salvavita in questi casi, e dovrebbe essere sempre a disposizione dei pazienti attraverso dispositivi per l’autoiniezione. Solo nelle forme più gravi può essere indicata la chemioterapia attraverso l’uso di farmaci come gli inibitori della tirosin-chinasi allo scopo di ridurre la quantità di mastociti tumorali, la cui crescita può essere inibita da farmaci come l’Idrossiurea e/o la Cladribina. Gli inibitori della tirosinchinasi (IMATINIB, DASATINIB, NILOTINIB, MIDOSTAURINA) inibiscono il gene c-KIT anche se la mutazione D816V può conferire resistenza ad alcuni di questi farmaci per cui è necessaria la personalizzazione della terapia che deve essere prescritta in ambito strettamente specialistico.
Che significa vivere con la Mastocitosi? Significa avere una patologia che ha un impatto variabile sulla vita, per la diversità e la gravità dei sintomi, per la varietà di fattori scatenanti crisi anafilattoidi a cui i pazienti rispondono in maniera del tutto personale. La conoscenza di questi fattori consentirebbe ad ogni paziente di monitorizzare l’andamento della malattia, il suo decorso, e di avere a disposizione i mezzi per combatterla. Infine i pazienti dovrebbero effettuare con regolarità – ad intervalli che dipendono dal tipo di mastocitosi, in genere ogni 6-12 mesi – il dosaggio della triptasi nel sangue, per controllare la malattia.

Dott. Pietro Falco
Specialista in Ematologia Clinica
Master in Terapia del Dolore
Master in Ecografia Clinica

Co-responsabile Centro Trombosi F.C.S.A. “Centro Medical Pontino” di Latina
Specialista Ematologo Ospedale Israelitico di Roma.
Specialista Ematologo Poliambulatorio “Fisiomed” di Priverno (LT)

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