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IRBM lavora a pieno ritmo per realizzare un vaccino anti-Covid 19

Nei laboratori dell’IRBM di Pomezia, paesino alle porte di Roma, dove lavorano 250 scienziati in un centro di ricerca distribuito su una superficie di 22mila mq sugli 80mila complessivi del Science Park, è iniziata la grande sfida per la produzione di un vaccino contro il coronavirus.
La IRBM S.p.A., società operante nel settore della scienza biomedicale, della biotecnologia molecolare e della chimica organica, va ricordata per aver scoperto il primo vaccino anti-Ebola Chad3Ebola-Zaire.
Piero Di Lorenzo, amministratore e proprietario della società italiana che ha acquistato IRBM nel 2014 ha dichiarato: “Stiamo lavorando in partnership con l’istituto Jenner dell’Università di Oxford ed a luglio il vaccino sarà pronto. Inizieremo a sperimentarlo a giugno sui topi e subito dopo sull’uomo”.
Pronti, su questo fronte, anche molti laboratori israeliani e la biotech americana.”E’una competizione globale dove vincono tutti — ha sottolineto Di Lorenzo — perché ognuno avrà i suoi compratori e i suoi canali distributivi. E saremo tutti utili per debellare il virus”.
L’imprenditore ha poi concluso spiegando i passaggi tecnici che inducono ad un certo ottimismo: “È stata determinante la collaborazione con l’Università di Oxford che ha messo a punto il vaccino per la Mers in sperimentazione sull’uomo in Arabia Saudita e ha un’expertise importante sul Coronavirus. Da parte nostra, invece, contano gli studi sugli Adenovirus che hanno portato alla creazione del farmaco anti-Ebola. La combinazione di queste due competenze ci sta portando alla realizzazione del vaccino anti-Covid 19. Quando a dicembre i ricercatori cinesi isolarono per la prima volta il virus, l’istituto Jenner subito sintetizzò il gene della proteina SPIKE (la corona, la parte più cattiva, quella che trasmette il contagio). Ora, quel gene sintetizzato e depotenziato va inoculato nell’organismo umano per generare gli anticorpi ma per fare questo serve una sorta di shuttle, un carrello trasportatore all’interno dell’uomo che, come per il nostro farmaco anti-Ebola, è rappresentato dall’adenovirus, quello di un banale raffreddore, su cui lavoriamo da anni. Stiamo purificando la molecola e tra una settimana cominceremo a produrre le prime mille dosi. Non è escluso che, se la pandemia si aggravasse, possa essere autorizzato in tempi brevissimi”.

La Redazione

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