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Non un “metodo per l’autismo”, ma “metodi per gli autismi”

Con un titolo apparentemente destabilizzante, vorrei soffermare l’attenzione di chi interessato al problema della riabilitazione dei soggetti con autismo, sulla necessità di una visione pluralistica non soltanto delle forme di intervento curativo di questa patologia, ma anche degli aspetti clinici dell’autismo stesso.
Trovarsi nel cosiddetto spettro autistico comporta necessariamente la presenza di alcuni sintomi di base il cui riscontro consente di affermare che un determinato bambino rientri nella pur vasta area di appartenenza all’autismo. Ma le forme cliniche sono diverse da caso a caso, o almeno da gruppi di casi a gruppi di casi. Ci sono infatti, autistici violenti e aggressivi, e altri tranquilli e mansueti; ci sono autistici non verbali e altri che parlano, anche se nelle classiche modalità, appunto, autistiche. Ci sono autistici con capacità cognitive maggiori di altri che risultano o almeno appaiono non immediatamente brillanti sul piano intellettivo. Ci sono autistici con spiccate distorsioni sensoriali, come ad esempio le forti sensibilità ai rumori o al contatto corporeo, ed altri invece addirittura insensibili al dolore. Ci sono autistici con impaccio motorio, goffi, disprassici, ed altri che invece riescono molto bene nelle attività fisiche, sportive, manuali. Ci sono autistici epilettici ed altri no; autistici che dopo poco tempo di cambiamento alimentare manifestano clamorosi miglioramenti sintomatologici, ed altri che sembrano non rispondere a interventi di tipo metabolico. Potrei continuare nell’elenco delle differenze talvolta anche clamorose rilevabili tra soggetti appartenenti alla stessa sfera patologica definita, appunto, spettro autistico, ma credo sia sufficiente quanto già esposto, per rendere ben chiaro come i quadri clinici dell’autismo siano talmente numerosi da autorizzarci a parlare di AUTISMI, come peraltro ho fatto in prima persona, titolando con questo termine, uno dei miei ultimi libri pubblicati sul tema.
Mi preme ancor più sensibilizzare chi legge, sul concetto di metodo e metodi.
Da molto tempo ormai si sente e si legge di tante forme di intervento che vengono proposte nell’approccio riabilitativo all’autismo, ognuna delle quali fortemente sponsorizzata da chi la propone, arrivando persino, da parte di alcuni, a definirsi “unici scientificamente validati”, sconfinando così nel ridicolo dell’autoreferenzialità, come se gli altri operatori fossero fantasmi o ciarlatani. Ci si dimentica troppo facilmente che la scienza medica (piaccia o no) non è una scienza esatta, e che ciò che può funzionare nella cura di un determinato singolo paziente, può non funzionare nell’altro, anche se affetto dalla stessa patologia. Ci si dimentica troppo facilmente che l’arte medica (e della riabilitazione) non è l’applicazione pedissequa di “protocolli” fissi e standardizzati, ma piuttosto il risultato della creatività individuale utilizzata opportunamente miscelata a quella che dovrebbe essere una profonda conoscenza e preparazione di base, nonché all’intuizione e all’esperienza. E a ciò si aggiunga la necessità imprescindibile di una continua revisione di quanto si utilizza credendo di agire nel modo giusto, revisione da finalizzare per confermare o per cambiare ogni singola modalità di approccio terapeutico. Ne deriva, a mio parere, che il miglior metodo non possa essere un… metodo (non è un gioco di parole), ma una saggia, ben misurata, attenta e mai data per “assolutamente” certa, selezione di quanto di più concreto, produttivo e utile esiste in tutti i cosiddetti metodi, nessuno di quali in assoluto può considerarsi sbagliato, ma nessuno dei quali, da solo, può allo stesso tempo considerarsi unico o, ancor peggio, unico valido.
Dopo trent’anni di esperienza nel mondo della riabilitazione, credo di poter affermare che la differenza stia innanzitutto nell’abilità degli operatori e delle loro capacità di scegliere, di volta in volta, ciò che di più utile possa risultare per il destinatario del loro lavoro, presupponendo, ovviamente, che il bagaglio formativo e terapeutico di tali riabilitatori, sia adeguatamente ricco e ben carico di conoscenze e competenze.

Prof. Massimo Borghese
Specialista in Foniatria
Specialista in Otorinolaringoiatria
Milano Verona Padova Napoli Genève (Suisse)
Tel. +39 3404810840
m.borghese@tin.it
www.massimoborghese.it
http://massimoborghesefoniatra.blogspot.com

foto.dr.m.borghese

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