Caso clinico
Nell’aprile 2015 giunge alla mia osservazione Carla C. inviatami dal medico curante per una sospetta reazione avversa con nimesulide.
La paziente aveva trent’anni ed era stata valutata nei mesi precedenti presso il mio ambulatorio per oculo rinite ed asma stagionali ed episodi di orticaria angioedema.
Le prove erano positive per pollini (Graminacee, cipresso, nocciolo, olivo, leccio), debolmente positive per derivati epidermici di gatto e positive per diversi alimenti di origine vegetale; evitando questi alimenti la paziente non aveva avuto più orticaria angioedema.
La paziente mi riferì che circa trenta minuti dall’assunzione di nimesulide aveva presentato orticaria generalizzata, edema labiale, tosse e fischio.
Il farmaco era stato assunto con il pasto ma la paziente non ricordava esattamente cosa avesse mangiato.
In seguito a questo episodio Carla aveva assunto senza reazioni avverse una dose di 330 mg di acidoacetilsalicilico.
A questo punto le consigliai di evitare la nimesulide e di impiegare aspirina, ipotizzando una sensibilizzazione specifica alla nimesulide.
Tuttavia dopo 3 mesi Carla assume 2 compresse di aspirina da 330 mg nel giro di 24 ore senza reazione avversa.
Il giorno successivo assume una altra dose insieme ad una mela e dopo 20 minuti accusò orticaria generalizzata ed edemi a labbra e palpebre.
Fino a quel momento aveva mangiato sporadicamente mele senza reazioni avverse.
Il prick by prick con la mela evidenziò una modesta positività cutanea, confermata in vitro dal CAP test.
Un test di tolleranza con nimesulide, effettuato evitando l’assunzione di frutta e verdura durante e dopo il test, diede esito negativo.
Da qui un ruolo aggravante o scatentizzante dei FANS sul manifestarsi dei sintomi dell’allergia alimentare, probabilmente mediato da una lesione della mucosa gastrointestinale.
Dott.ssa Concetta Guzzo
Specialista in Allergologia ed Immunologia Clinica
Dirigente Medico presso il Dipartimento di Emergenza Urgenza dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Senese
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